L’interesse delle nuove generazioni per il non profit continua a crescere!
Sono ormai molteplici gli articoli che ci raccontano l’impegno sociale dei giovani, soprattutto quello della Generazione Z (i nati dopo il 1997); “una generazione realista e impegnata che vuole salvare il mondo ma non sa ancora come” – si leggeva già in un articolo di Coobis nel 2018.
L’impatto è sicuramente la parola chiave che li guida nelle loro scelte e nelle loro azioni: dalla scelta di un impiego che possa migliorare il mondo, al praticare attività di volontariato con continuità e per lunghi periodi, al preoccuparsi per l’impatto delle azioni umane quotidiane sul Pianeta, all’essere protagonisti di battaglie sociali su diritti e sostenibilità, fino al loro attivo ruolo di donatori.
“Sono giovani profondamente preoccupati per lo stato del mondo e cercano attivamente di bilanciare le sfide della loro vita quotidiana con il loro desiderio di guidare il cambiamento sociale”, come si legge nella ricerca Deloitte del 2022, di cui abbiamo parlato in un post sul nostro canale Instagram.
Per il Terzo Settore, ma non solo, diventa dunque più che mai fondamentale indagare queste nuove generazioni, ascoltarle e comprenderle per disegnare insieme una nuova strada verso il cambiamento.
Sono generazioni sicuramente più complesse da indagare: sembrano apparentemente più interessate dai social network, per far circolare informazioni, collaborare, creare e connettersi, ma hanno anche dimostrato un importante ritorno all’attivismo nelle piazze.
Comportamenti che devono obbligare il mondo del Terzo Settore a fermarsi e riflettere perché queste generazioni costituiscono il futuro anche del Terzo Settore, sono i volontari di ieri, i lavoratori di oggi e i donatori di domani. Se il loro luogo di appartenenza è soprattutto quello del digitale, va da sé che gli strumenti che lo compongono (dai social, alle app, etc.) debbano assumere sempre più importanza anche all’interno delle organizzazioni nelle scelte strategiche di comunicazione e raccolta fondi, ma non solo.
Dopo il primo appuntamento di #socialchangers, il ciclo di appuntamenti – organizzato con gli amici di Fundraising Km Zero – volto ad esplorare il rapporto tra giovani e Terzo Settore, è emerso forte e chiaro quanto questi giovani costituiscano anche la prima generazione formata e competente che popola gli uffici di piccole/medie/grandi organizzazioni e che vuole lavorare per quello in cui crede, mettendo a volte da parte alcuni aspetti come quello remunerativo, pur di riuscire ad esprimere se stessi e perseguire i propri valori all’interno del proprio ambito lavorativo.
Il Terzo Settore però, a causa della necessità di reperire finanziamenti e rispondere a dei bisogni ben specifici, si pone spesso come un service-provider limitando l’approccio innovativo e d’impatto.
Alla limitatezza di un settore che spesso è in modalità survival, si aggiunge anche il poco valore che viene dato alla persona inserita. Non solo in termini salariali ma anche e soprattutto circa le possibilità di crescere, l’ambiente lavorativo, gli strumenti messi a disposizione e il riconoscimento.
Quali sono quindi le possibili strade da seguire per avvicinare i giovani al non profit?
- In primis una buona dose di risorse e pazienza per studiare davvero queste generazioni. Ciò significa spendere più tempo, ad esempio, sui social per leggerne le dinamiche e i trend, ascoltarli e capire quali sono i loro bisogni e necessità.
- Ascoltare le ricerche che vengono fatte sui comportamenti e le scelte delle nuove generazioni e rivedere, ma per davvero, le proprie strategie di ingaggio, di comunicazione e di raccolta fondi.
- Coinvolgerli concretamente mostrandosi sinceramente interessati e aperti al cambiamento e provare insieme a disegnare, e testare (abitudine ancora poco diffusa nel Settore) nuove strade.
- Accelerare il cambiamento e velocizzare le azioni, per far sì che il non profit non sia più considerato un settore di serie B, ma una vera prospettiva per chi vorrebbe farne parte.
- Raccontarsi! Ciò significa aprire i sipari e dare largo spazio alla spontaneità, alla realtà e alla condivisione.
E per chiudere al meglio riportiamo un assunto raccontato da Elena Zanella a Vita.it che ci trova molto concordi “Efficienza ed efficacia sono le variabili dipendenti dell’interesse che muove la GenZ. L’idealismo come lo concepiamo ora non sarà più concepibile in futuro. Le buone intenzioni in sé non saranno più sufficienti. Ci sarà un gran bisogno di risultati e avrà senso solo ciò che è reale, qui e ora”.
Meglio muoversi fin da ora 😉
Articolo a cura di The Good Social