“Il fundraising è la gentile arte di insegnare alle persone la gioia di donare”. Così scriveva – ormai 70 anni fa – Henry Rosso, uno dei primi a riflettere in modo sistemico sul tema delle donazioni e della sollecitazione delle stesse in modo professionale.

Questo statement ci dice due cose molto importanti circa il ruolo del fundraiser: 

  1. non può esistere una dinamica del dono costante senza una richiesta chiara ed esplicita, il professionista della raccolta fondi ne è quindi il reale motore;
  2. il fundraiser è colui che attiva uno scambio (dono versus soddisfazione e gioia personale del donatore) e genera un bisogno (quello di trovare e colmare una propria necessità nell’atto donativo). Possiamo in qualche modo dire che il fundraiser è un marketer che genera il bisogno di aderire e contribuire a una buona causa.

Ma in concreto, cosa significa questo nella realtà delle organizzazioni del Terzo Settore di oggi? 

Sul sito di ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser che riunisce i professionisti del fundraising italiano, la definizione di fundraiser è: “Il fundraiser è colui che opera in modo professionale ed etico, in maniera remunerata, nella definizione e realizzazione delle strategie di comunicazione sociale, marketing sociale e raccolta fondi per organizzazioni del non profit. Il fundraiser supporta l’organizzazione nella ricerca della sostenibilità attraverso la cura della relazione con i donatori e il perseguimento della buona causa degli enti non profit.”

All’interno di questa definizione si evidenziano una serie di parole chiave, ognuna estremamente importante. Vediamo quali sono i concetti più rilevanti:

  1. il fundraiser non fa solo raccolta fondi: è anche un esperto di comunicazione e di marketing, nell’ambito specifico delle cause sociali;
  2. è un professionista, e deve essere remunerato. Dietro l’attività del fundraiser c’è tanto studio, fatica ed esperienza significativa, non può essere svolta da chiunque perché danneggerebbe l’organizzazione;
  3. lavora nel pieno e completo rispetto dell’etica, professionale e personale;
  4. svolge un ruolo fondamentale e fondante all’interno dell’organizzazione: ne supporta in modo significativo la sostenibilità economica e cura la relazione con i donatori, piccoli o grandi che siano, garantendo la costante connessione con la causa e la missione.

Al di là delle specializzazioni verticali e tecniche (fundraising individui, eventi, major donors, digital fundraising, grant specialist, etc.) il fundraiser è quindi una figura trasversale, che garantisce la meccanica del dono e il corretto allineamento e la relazione continuativa tra donatore e organizzazione. 

Non è cosa da poco, no?

 

Articolo a cura di ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser

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