La promozione del dono è l’attività economica più redditizia che un ente che persegue finalità d’utilità sociale possa intraprendere. In Fondazione Italia per il dono, il tasso di rendimento della promozione del dono degli ultimi anni è sempre stato superiore al 1.000 % e nel 2021 si è avvicinato al 10.000 %. È veramente difficile immaginare un’attività legale che possa generare simili ritorni. Promuovere il dono non significa solamente generare risorse economiche con cui realizzare i propri progetti. Per promuovere il dono è necessario implementare quelle attività che tutti riconoscono indispensabili per il perseguimento della propria missione, ma che troppo spesso vengono posticipate alle calende greche, perché non immediatamente funzionali all’erogazione dei servizi che, di norma, caratterizzano gli enti non profit.

Tutti concordano nel dire che comunicare in modo efficace, curare le relazioni, approfondire la propria identità, riscoprire le motivazioni di cui abbiamo bisogno per perseguire gli obiettivi dell’ente, valutare l’efficacia dei propri programmi sono attività fondamentali. Purtroppo, però, davanti alle emergenze quotidiane che contraddistinguono la maggior parte degli enti benefici, esse vengono sistematicamente posticipate. Benché esse siano indispensabili per la sostenibilità di lungo periodo dell’organizzazione, esse possono essere trascurate nel breve periodo. Dato che viviamo in un mondo in cui ciò che ha una scadenza viene preferito a ciò che non ne ha, indipendentemente dalla sua importanza, si finisce necessariamente per dedicare a queste attività fondamentali una parte residuale delle risorse dell’organizzazione.

Fare della promozione del dono una parte integrante della propria missione, significa dotare la propria organizzazione di un’infrastruttura che la costringa ad implementare proprio queste attività. Non è infatti possibile raccogliere donazioni senza comunicare in modo efficace, curare le relazioni, approfondire la propria missione, riscoprire il proprio straordinario e valutare il proprio impatto. Si tratta di azioni che non possono essere rimandate se si vuole stabilire una relazione coi propri donatori. Promuovere il dono non significa chiedere aiuto, ma offrire ai nostri interlocutori una possibilità concreta per contribuire alla creazione di un mondo migliore e, nel contempo, per testimoniare la propria umanità. Perché ciò sia possibile è indispensabile che condividano la missione dell’ente e possano verificare come la strategia elaborata permetta realmente di conseguirla.

Tutto questo ci costringe a riflettere sul nostro perché, il che non è solo indispensabile per aumentare la propria efficacia, ma è anche fondamentale per evitare che le nostre organizzazioni si trasformino in meri erogatori di servizi, condannandosi di fatto all’irrilevanza e al fallimento. Solo la promozione del dono può dare un’identità positiva ad un settore che si chiama terzo o che si definisce in termini negativi (non profit non governativo).

Articolo di Bernardino Casadei, responsabile sviluppo Fondazione Italia per il Dono

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